L’intelligenza artificiale come specchio della cultura: l’intervento di Alfonsina Pagano (CNR ISPC) alla Jam Session di LuBeC 2025

Lucca, 9 ottobre 2025. L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia, ma un nuovo linguaggio culturale attraverso cui la società interroga se stessa. È da questa prospettiva che si è sviluppato il confronto durante la Jam Session “Come l’AI risuona con la cultura”, svoltasi nell’ambito di LuBeC 2025 – Ponti di Cultura.

Promosso da AI4PA, l’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale nell Pubbliche Amministrazioni e curato da Promo PA Fondazione, in collaborazione con Fondazione Kainòn ETS e con il supporto della Direzione Generale Musei – Ministero della Cultura, l’incontro ha riunito professionisti, ricercatori e rappresentanti del mondo museale per esplorare il ruolo dell’intelligenza artificiale nel settore culturale e creativo.

A differenza di un convegno tradizionale, la Jam Session, ospitata a Lucca nel pomeriggio di giovedì 9 ottobre, ha privilegiato un dialogo corale e interdisciplinare, dove voci e punti di vista si sono intrecciati per riflettere sulle opportunità e sui limiti dell’AI applicata alla cultura. Dopo le introduzioni di Emanuela Totaro (Fondazione Kainòn ETS) e Francesca Velani (Promo PA Fondazione e Direttrice LuBeC), Giacomo Bottos, direttore della rivista Pandora, ha tracciato alcune linee di scenario sulle evoluzioni dell’intelligenza artificiale.

Nel successivo momento di confronto “E dunque… come ci trasformiamo? Riflessioni corali” sono intervenuti, tra gli altri, Alessandro Bollo (Museo Nazionale del Risorgimento Italiano), Federico Bomba (Sineglossa / Generativo), Barbara Busi (ART-ER), Marco Da Rin Zinco (amuseapp), Costantino D’Orazio (Direzione regionale Musei nazionali Umbria), Alfonsina Pagano (CNR ISPC) e Andrea Viliani (Museo delle Civiltà di Roma).

Nel suo intervento, Alfonsina Pagano (CNR ISPC) ha evidenziato come oggi ci troviamo in una fase di “autolettura sociale” rispetto all’intelligenza artificiale: un momento in cui l’attenzione è rivolta più agli effetti e ai prodotti che ai processi e alle potenzialità di ottimizzazione. Una riflessione che invita a spostare il focus dall’uso dell’AI come strumento a quello dell’AI come specchio dei nostri sistemi di conoscenza e delle nostre scelte culturali.

Tra i temi emersi nel dibattito: la trasparenza dei processi, il valore del linguaggio e del capitale cognitivo, la distinzione tra potenzialità e potenziamento dell’intelligenza, ma anche il ruolo dell’imprevisto, della curiosità e della creatività umana, dimensioni che l’AI non può replicare. Centrale anche il richiamo alla necessità di creare comunità di pratica condivise, capaci di generare conoscenza collettiva, favorire la sostenibilità sociale e trasformare le sperimentazioni in pratiche sistemiche e durature.

La discussione si è conclusa con la proposta di redigere un Manifesto dell’intelligenza artificiale applicata al Patrimonio Culturale, pensato come strumento di orientamento etico e strategico per il futuro del settore.

La Jam Session di LuBeC 2025 ha così rappresentato un vero e proprio laboratorio di idee e visioni, confermando il ruolo cruciale della cultura come spazio di azione consapevole, dove l’intelligenza artificiale può diventare un alleato nel ripensare il rapporto tra conoscenza, creatività e partecipazione.


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