Marocco: il progetto archeologico a Oued Beht riparte con le attività sul campo

Nel mese di ottobre 2022, sono finalmente riprese le attività di ricerca sul campo del progetto archeologico a Oued Beht in Marocco. 

L’accordo di cooperazione scientifica

Dal 2021 il sito di Oued Beht, situato nei pressi della moderna città di Khémisset, tra Rabat e il Medio Atlante, è oggetto di studio nel quadro dell’accordo di cooperazione scientifica tra l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine (INSAP, Rabat), il CNR ISPC, il McDonald Institute for Archaeological Research dell’Università di Cambridge e l’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO, Roma). 

Il sito di Oued Beht

Il progetto, diretto da Youssef Bokbot, Cyprian Broodbank e Giulio Lucarini, ha come obiettivo principale l’indagine archeologica di Oued Beht, villaggio di circa 20 ettari, datato tra la fine del IV e l’inizio del III millennio a.C. Il sito ha rivelato la presenza di numerosi silos, fondi di capanna delimitati da buche di palo, ceramica dipinta e un abbondantissimo complesso di strumenti in pietra levigata, tra cui centinaia di accette e grandi pietre da macina. Queste evidenze, uniche per questo periodo in tutto il Nord Africa a ovest della Valle del Nilo, sono indicative di una società agricola socialmente complessa.

Attività svolte

Nelle prime due campagne condotte tra il 2021 e il 2022, le indagini sul terreno hanno previsto rilevamento da drone, ricognizioni sistematiche, indagini geofisiche svolte dal Laboratorio di Geofisica del CNR ISPC e scavi stratigrafici

Attività in cantiere

Avranno presto inizio una serie di indagini analitiche sui manufatti archeologici e sui campioni ambientali che permetteranno di comprendere al meglio le fasi di sviluppo, crescita e abbandono di questo eccezionale sito.

Il progetto archeologico a Oued Beht è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) attraverso l’ISMEO, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) tramite i fondi FOE, dall’Università di Cambridge e dal British Institute for Libyan and Northern African Studies (BILNAS).

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