L’importanza di chiamarsi Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale

Perseguire l’eccellenza scientifica e favorire l’innovazione nella conoscenza, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e rispondere alle sfide poste dal settore interdisciplinare dell’Heritage Science.


Il primo ottobre l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (DSU) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), compie ufficialmente due anni.

Celebriamo questo secondo compleanno tracciando il nostro cammino per condividere risultati ottenuti, progetti in cantiere e prossime sfide.

Un nuovo viaggio

Il patrimonio culturale materiale e immateriale è posto al centro delle attività di ricerca dell’ISPC e, come risorsa accessibile, condivisa e tutelata, diventa driver dello sviluppo sostenibile, strumento per il benessere individuale e collettivo, sostegno della coesione sociale.

Nel nostro Istituto, la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale sono i punti cardinali che orientano ricerche multi- ed inter-disciplinari, di base ed applicate, sempre in relazione con i luoghi della cultura.

Per la conoscenza del patrimonio, le ricerche in ambito archeologico che indagano il territorio e gli insediamenti (in Europa e nel Mediterraneo), i manufatti come testimonianza storica si arricchiscono con contributi della geofisica, del remote sensing, della scienza dei materiali.

La rete di ricercatrici e ricercatori impegnati nella conservazione si occupano dello sviluppo di metodi e materiali per il restauro, della conservazione preventiva e del monitoraggio, dell’implementazione di soluzioni sostenibili per la gestione di musei, monumenti storici e siti archeologici e per la valutazione e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e della pressione antropica.

In tema di valorizzazione del patrimonio culturale entrano in gioco le tecnologie e le applicazioni digitali; la fotogrammetria, l’elaborazione delle immagini e la ricostruzione digitale; la ricerca applicata per l’innovazione delle imprese culturali e creative, dello sviluppo locale e del turismo sostenibile.

Durante il percorso, la crescita

La distribuzione territoriale dell’ISPC organizzato in 7 sedi – da Milano a Catania, abbracciando Firenze, Roma, Lecce, Potenza, con la sua sede centrale a Napoli, ha favorito la creazione di una rete, sempre più solida e coerente, aggregata con un approccio bottom up in 16 differenti gruppi e laboratori di ricerca. Questa rete, durante il percorso, è divenuta una comunità, cuore pulsante dell’ISPC, che opera con passione per perseguire obiettivi comuni e favorire lo scambio di competenze, tecnologie e risultati raggiunti.

Numeri alla mano*

A livello italiano, l’ISPC è tra i primi 10 Istituti del CNR che operano nel settore dei beni culturali per numero di pubblicazioni e per partecipazione a progetti europei e il suo contributo scientifico è particolarmente rilevante nelle seguenti tematiche: “Archaeological Research and Methods”, “Remote Sensing”, “Conservation, Monitoring and Preventive Solutions”, “Digital Technologies and Applications for Museum”.

I bandi competitivi e l’attrazione di fondi

Oggi l’ISPC ha 55 progetti di ricerca finanziati da bandi competitivi a livello regionale, nazionale ed europeo in corso: 9 progetti sono finanziati della Commissione Europea; 6 finanziati dal Ministero dell’Università e della Ricerca; 15 sono le missioni archeologiche internazionali che vedono impegnati i nostri ricercatori dall’America Latina al Nord Africa, toccando tutto il Mar Mediterraneo, finanziate dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; 15 i progetti di ricerca finanziati da bandi regionali (Lazio, Toscana, Basilicata e Sicilia); 7 gli accordi di cooperazione scientifica e 3 laboratori archeologici congiunti finanziati dal CNR.

Top 5 degli ambiti di ricerca*

La top 5 degli ambiti di ricerca in cui ISPC è il principale attore del CNR per numero di progetti europei vede i seguenti temi: ricerca e metodi archeologici, industria culturale e creativa, tecnologie e applicazioni digitali per i musei, remote sensing, valutazione e gestione dei rischi, urbanistica, turismo e sviluppo locale.

L’integrazione europea e l’infrastruttura di ricerca europea per le scienze del patrimonio

Sin dalla sua costituzione, l’ISPC è l’istituto coordinatore di E-RIHS.it, il nodo italiano della nascente Infrastruttura di ricerca europea per l’Heritage Science. Nel 2017 E-RIHS, coordinato dal CNR, ha iniziato la sua fase di transizione che porterà alla sua costituzione come organizzazione internazionale nella forma legale di ERIC (European Research Infrastructure Consortium) con sede a Firenze.

Attualmente, i nodi nazionali che condividono gli obiettivi di E-RIHS, oltre a quello italiano, sono Belgio, Cipro, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

Il nodo italiano E-RIHS.it, che vede la partecipazione anche di INFN ed ENEA, mette a disposizione metodi analitici e competenze interdisciplinari all’avanguardia e offre libero accesso a laboratori e strumentazioni.

Il nodo nazionale di E-RIHS.it e l’accesso ai laboratori

Annualmente, tramite la pubblicazione di un bando e la valutazione comparativa sulla base della qualità scientifica dei progetti presentati, E-RIHS.it (con il supporto finanziario del MUR) offre accesso gratuito a suoi laboratori con strumentazione altamente sofisticata.

Il MOLAB, il laboratorio mobile di analisi non-invasive del CNR, è uno di questi laboratori. Unisce le strumentazioni portatili e le competenze, oltre che dell’ISPC, di altri tre Istituti CNR: SCITEC (Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche “Giulio Natta” – Perugia); INO (Istituto Nazionale di Ottica – Firenze); ISTI (Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione – Pisa

Il bando 2021 per l’accesso ai laboratori di E-RIHS.it ha visto 31 proposte, di cui 11 hanno superato il processo di valutazione e hanno permesso la collaborazione del CNR con prestigiosi attori di settore, università, altri enti di ricerca e privati, fra cui: il Museo Morandi di Bologna, l’Università di Firenze, la Galleria nazionale dell’Umbria, l’Università di Bologna, il CNR IAS, la Galleria Nazionale di Arte Antica a Roma, i Musei Reali di Torino, Università del Salento, Università di Cagliari, Soprintendenza di Reggio Calabria e Vibo Valenzia, l’Università di Milano Bicocca, Museo delle Civiltà a Roma, il Palazzo Barberini, il Museo Archeologico di Castro a Lecce, la Galleria degli Uffizi e il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.

La connessione dei laboratori con l’Europa

A livello europeo vale la pena citare la campagna 2021, tutt’ora in corso, del MOLAB presso il Munch Museum di Oslo per lo studio dei cambiamenti di colore nei dipinti di Munch e dei materiali pittorici utilizzati dell’artista, attività finanziata nell’ambito del progetto europeo IPERION HS (Integrated Platform for the European Research Infrastructure ON Heritage Science) legato a E-RIHS. Il contributo del MOLAB a questo studio inter e multidisciplinare segnerà un passo avanti nel modo in cui viene indagata la collezione di Munch e creerà un modello di ricerca complementare e orientata alla divulgazione da seguire nei futuri progetti del Museo.

Il potenziamento dei laboratori

Nel 2021, i laboratori ISPC delle sedi di Napoli, Catania, Lecce e Potenza tramite il finanziamento del progetto SHINE hanno ottenuto risorse per il potenziamento delle infrastrutture di ricerca a valere sull’Azione II.1 del PON Ricerca e Innovazione 2014-2020. Il potenziamento dei laboratori è in corso e si concluderà nella primavera del 2023 con la costituzione di nodi ad alta attrattività per i migliori ricercatori nazionali ed internazionali grazie alla compresenza di tecnologie d’avanguardia e competenze uniche nella loro applicazione a ricerche per la conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

Prossima fermata

L’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, con la sua ampia base di competenze interdisciplinari, è pronto a contribuire, insieme ad altri istituti CNR, enti di ricerca, università, imprese culturali e creative, istituzioni artistiche e culturali, alle sfide poste da Next Generation Eu e dall’iniziativa del New European Bauhaus rafforzando il ruolo del patrimonio culturale come motore delle transizioni verde e digitale.

Un cammino iniziato due anni fa, ricco di traguardi raggiunti, pronto per raggiungere nuove frontiere.

* Da un’indagine condotta da SIRIS Academic, febbraio 2021.