1, 1983 – 6, 2014

Caere

Dal 1983 il Centro di studio per l'archeologia etrusco-italica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e la Soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale hanno concordato un piano di interventi che si è sviluppato, in stretta complementarità.
Convinti che conoscenza e tutela sono aspetti inscindibili della ricerca archeologica italiana, è stato scelto come banco di prova un'area dell'Etruria drammaticamente esposta, nel dopoguerra, al mai troppo deprecato fenomeno degli scavi abusivi.

Gli sforzi congiunti hanno consentito di realizzare, nel giro di pochi anni, mappe a varia scala dell'area urbana, rilievi dei monumenti ancora emergenti - le mura urbiche, il teatro e i resti di età imperiale - e delle zone interessate dagli apprestamenti idrici di età etrusca.
Un rilevamento completo dei dati d'archivio, recuperati in parte nei taccuini di Raniero Mengarelli, e una serie di surveys effettuata in vari periodi hanno permesso di posizionare sulle nuove carte - sinora si disponeva solo della pianta che Luigi Canina redasse circa 150 anni fa - i risultati della ricerca.

Quest'indagine capillare si è resa necessaria nel momento in cui, ormai dagli inizi degli anni '70, il mercato d'arte si è andato arricchendo di terrecotte decorative di età arcaica e tardoarcaica provenienti senza dubbio alcuno dall'area urbana di Caere: i cataloghi di vendita di case svizzere, tedesche e inglesi, gli incrementi di musei europei e statunitensi includono purtroppo, con regolarità, gli esiti di questo accelerato depauperamento del patrimonio archeologico ceretano.

La nascita di questa collana, parallela a una linea di ricerca che si è avvalsa dei finanziamenti del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali e dei progetti «strategici» e «speciali» del Consiglio Nazionale delle Ricerche, segna concreto traguardo degli obiettivi prefissati.


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